Grazie a Luigi Bavagnoli per la conferenza “Archeologia del sottosuolo”

Venerdì 16 Ottobre, presso il Piccolo Studio del Chiostro di Sant’Andrea e organizzata dall’Associazione Amici dei Musei di Vercelli, si è svolta la conferenza “Archeologia del sottosuolo: dalle leggende alla comprensione del reale” a cura di Luigi Bavagnoli del Gruppo TE.SE.S.

Il pubblico accorso numeroso, la sala ancora una volta ha registrato tutti i posti occupati, ha potuto apprendere come lo studio del sottosuolo sia un mix di capacità che spaziano da quelle scientifiche a quelle umane, sia fisiche che intellettuali, che sicuramente Luigi Bavagnoli possiede e che mette in pratica durante le sue spedizioni e ricerche.

E’ la sua curiosità che l’ha spinto a guardare oltre, all’ignoto, a comprendere il motivo di una leggenda o mistero, una curiosità che – come quella che animava Leonardo da Vinci – viene appagata solo se supportata da studi e metodologie ben codificate.

E proprio questa metodologia di approccio al sottosuolo, che non è mai solo un’avventura fine a se stessa, è stato il filo conduttore della conferenza – intervallata da alcune battute dell’oratore sulla sua presunta megalomania che alleggerivano la “lezione” – e che ha trainato virtualmente gli ascoltatori nei meandri del sottosuolo: chi di noi non si è per un attimo immaginato nell’atto di varcare un pertugio e affacciarsi in un locale chiuso da decine se non centinaia di anni? In fondo un po’ di “Indiana Jones” o “Tomb Raider” alberga in tutti noi!

Molta “carne sul fuoco”, come si suol dire e che fa ben sperare in un prosieguo dove poter vedere applicate queste tecniche a escursioni e scoperte di mondi sotterranei, posti pieni di fascino e di interesse archeologico, storico e artistico e che purtroppo sovente sono dimenticati se non distrutti.

Il consueto “grazie, a presto” rivolto dagli Amici dei Musei di Vercelli a Luigi Bavagnoli è d’obbligo e viene unito alla riconoscenza per la sua opera che permette a tanti di noi impossibilitati a indossare caschetto e imbragature di poter vedere un mondo altrimenti precluso.

Marco Mattiuzzi


 

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